Ogni paese ha il suo personale pazzo. A Deen, isolato paesello nordico situato in una piccola valle posta all’incrocio di quattro catene montuose, sono quasi tutti pazzi. Diciamo che l’essere soli a decine e decine di chilometri da altri centri abitati influisce non poco sul rendimento cerebrale.
“Non che non abbia voglia di dire quello che penso, ma se penso che quello che voglio dire, non ha la ben che minima attinenza col mondo che voi tutti conoscete, la cosa può suscitare terrore.”
Aber Deen è forse il più pazzo di tutti; il medico di paese, Lewis Deen, ne ha diagnosticato una pazzia di livello sette. In scala Deen è un gradino sotto il livello massimo. Aber Deen sta camminando in equilibrio sulla ringhiera della casa di Elma Deen, l’amata sorella, tutt’ora in crisi dopo la morte del marito George Deen, deceduto in seguito a una scommessa; sette chili di fagioli Deen, fatti alla Deen, dalla miglior cuoca di paese, Alessys Deen, gli furono fatali.
“La paura dell’ignoto spinge chiunque a scoprire ciò che non sa, solo per poi poter dire di non aver mai voluto sapere quello che, con tanta caparbietà, è andato scoprendo. In fin dei conti è un’etica morale mentale, come a dire pinza la pinzatrice, o come se ti dicessi che tutto quello che riguarda Gesù, Dio, l’Antico e il Nuovo Testamento, sia la barzelletta più riuscita di tutti i tempi. Ovvio, si, non farà molto ridere se una volta morto scopri di aver votato la tua intera esistenza a una barzelletta. Ma ovviamente non potrai rendertene conto se non c’è nulla al di là di quello che ci dovrebbe essere ma che forse non c’è.”
Tre piani più in basso Michael Deen, Lerry Deen e Cristopher Mc Deen si siedono sul bordo della fontana della piazza antistante il poggiolo per ammirare la scena. I tre, fratelli, erano di ritorno dopo tre giorni di caccia nel bosco di Deen, e a giudicare dal volume del telo sul carretto deve essere stata una buona battuta di caccia. Michael e Lerry sono i più spigliati, i più solari, più giocherelloni, mentre Cristopher è il più serio e cupo. Lo divenne quando scoprì di non avere lo stesso padre dei suoi due fratelli. La madre, Dalla Deen, per far fronte alla carestia che colpì il villaggio nell’inverno del ’73 decise di vendere il proprio corpo all’insaputa del marito. Questo lo venne a sapere in una fresca notte estiva, quando entrando al bordello di Freeda Deen alla ricerca di un più che specifico tipo di calore, trovò ad aspettarlo il caldo corpo della moglie, nuda, sul letto della stanza 33. Dicono che per non gettare i soldi spesi si concessero una notte d’amore e solo poi cominciarono a litigare.
“Ma se sbagliassi a dire che ciò che narra la bibbia è una barzelletta, e che sono io stesso a raccontare una balla, allora tu sarai comunque confuso. Per meglio dire non sai se la pinzatrice ha pinzato, ma soprattutto chi e cosa. Latinismi a parte, mangiare una mela al giorno non ha mai levato il medico di torno; quello è sempre lì che iella su di voi, per potersi permettere il nuovo tv al plasma dimensione parete portante, con ingresso stereo, dvd, pc e vagina digitale!”
Oggi a Deen è la festa del porco. I maiali più grassi di tutte le fattorie vengono uccisi e cotti su enormi griglie. Si mangia, si beve, si canta e si balla fino a quando tutto il porco non è stato mangiato.
“Insomma, se, per la fine della fine, quando suoneranno le trombe e colui che tu sai, ma che io non voglio dire per non farti cadere in tranello, sebbene so che tu sai che io e lui crediamo che tu sia la sola persona che sa di chi stiamo parlando, verrà a prenderci tutti, tu dovrai solamente rispondere che non credi alle fate.”
Aber Deen guarda la piazza sottostante. Durante lo sproloquio mezzo paese era sceso a sentire. Aber Deen si sente un nuovo profeta, un uomo importante e come tale necessita di un gesto che lo renda protagonista della storia del paese. Senza pensarci troppo, caratteristica tipica di un pazzo, si getta sulla folla che incredula non muove un muscolo. Cosa che ebbe il vantaggio di far cozzare Aber Deen non col cemento, ma con della carne umana.
“Ed è qui che si pone il problema: se tu sei Peter Pan, celebre drogato che gira con una banda di squinternati, orfani per volontà, e tra una bottiglia e l’altra di sano rum delle Antille, gridi a squarcia gola «Io credo alle fate!» potresti essere l’unico deportato della situazione. Ovviamente su di te non faranno mai giornate della memoria; non si può fermare il tempo per una sola persona deportata chissà dove, da colui che solo tu ,come noi sappiamo, sai chi è. E in più non certo per un personaggio inventato. Bene, o male per coloro che col dolore provano piacere, concludo dicendo che se fino a qui siete giunti la conclusione prima è che proprio un nulla di sollecitamento testicolare avete da fare. Mi congedo signori, signore e pargoletti. Andiamo a mangiare il porco!”
Detto questo tutta Deen al seguito di Aber Deen andò al parco Deen dove tutto era già allestito e pronto per la festa più pazza che il mondo non ha mai visto.
NELLA SEZIONE PODCAST TROVATE L’AUDIO DI QUESTO BRANO