C’ho n’idea, mo’ famo li sòrdi

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Sputnik benvenuto

Chi si scontra con il mondo della scrittura lo sa, ci sono più manoscritti nei comodini che Bibbie nei motel. A comandare la classifica dei popoli con il maggior numero di scrittori siamo proprio noi italiani. Nazione che scrive, riscrive e scrive ancora, ma se si tratta di leggere o quantomeno rileggere i propri scritti, ecco che deficitiamo quel tanto che basta per essere considerati una mandria di ignoranti. L’editoria, quella commerciale, lo sa e da anni sfrutta l’ignoranza del popolo italico, che strabocca di scrittori da premio Nobel affetti dal dubbio amletico dell’A con l’H. (Che poi sarebbe capire la differenza tra “A me piace la Nutella” e “Signora, ha visto la Nutella che era sul tavolo?” O si scrive “Ha me mi piace?”). Tutti coloro che scrivono hanno il desiderio recondito di voler essere pubblicati, forse per vanità o per albagìa e tentano ogni strada lecita e illecita per raggiungere l’agognata meta. Tanto è il desiderio di voler dire “Ho pubblicato” che si è disposti a tutto, perfino a pagare con le proprie tasche la pubblicazione. Le case editrici lo sanno e sull’onda del perbenismo e del “tutti se vogliono possono fare tutto” (basta pagare, s’intende), appaiono i mille e più servizi di quello che è il fantastico mondo dell’editing. 

Case editrici che si svenano per correggere le bozze di scalpitanti aspiranti scrittori affermati; che ti giudicano l’elaborato, te lo commentano, te lo impaginano, te lo rilegano e perfino te lo pubblicizzano. Alla modica cifra di sonanti verdoni. Eppure un dubbio mi assale: chi autorizza queste case editrici? E perché lo fanno? Il motivo più ovvio è quello dei soldi, del guadagno facile a danno dei poveri malcapitati, vittime del fan-business. Apparire, apparire, apparire. Non importa come, o in che ambito, ma se sei sulla vetta, là dove tutti sanno chi sei, allora è fatta. Fanculo alla letteratura, quella vera, quella dei lunghi tempi, dei pensieri ragionati, del divertente gioco delle parole, delle citazioni mascherate, delle invettive; fanculo a quella letteratura che rende la mente libera, capace di raziocinio autonomo, quella letteratura che ti dona autonomia mentale. Fanculo al bello scrivere. 

Avanti ai porci mediatici per plebe ignorante, avanti a tutti che tanto posto ce n’è, avanti ai corsi di scrittura, alle scuole di scrittura per romanzieri, per poeti, per giallisti; avanti allo scrittore mediatico da centomila coppie, ai best seller con la stessa identica trama, avanti a chi paga per uno spiraglio di notorietà.

In un mondo di ignoranti chi la vince è il furbo. E questo furbo vuole i tuoi soldi. Al salone del libro di Torino, chiusosi in questi giorni, si sono potute vedere le decine e decine di case editrici o entità editrici che popolano il territorio nazionale. Non solo cartaceo, ma anche elettronica, dall’ e-book al social racconto ( Fingerbook e 20lines solo per fare due esempi). L’editoria si evolve, e lo fa guardando al pubblico con cui si scontra, ma sempre in una logica capitalistica dell’arraffa arraffa; e qui casca il palco perché chiunque può aprire una casa editrice.

Professoressa hot sexy
(Non serve nemmeno aver frequentato Lettere o, chessò, il Dams)

                                                                                    

Nella mia seppur breve esperienza mi sono scontrato con decine di case editrici emergenti. Tutte partono dalla rete, perché nel mare magnum del cyberspazio si trovano i titubanti e timidi scrittori pronti alla fama e alla gloria. Nei loro siti inneggiano a una editoria libera, scardinata dalle logiche delle major del settore e pronte alla lotta per l’indipendenza. Autonomia raggiungibile grazie ai vostri soldini, spesi per i loro servizi.

Sputnik scrittura indipendente

Il loro problema fondamentale rimane quello di farsi conoscere. Dunque che fare? 

Molte sono le strategie, ma una buona soluzione è indire concorsi di scrittura. Altro grande bacino di raccolta per le frenetiche dita di noi scrittori. Io stesso, quando posso, partecipo a questi concorsi, quantomeno per fare esercizio e, ovviamente, nella remota possibilità di fare qualche soldo e spargere il mio nome.

Ho visto bandi di ogni sorta, a volte ridicoli, altre volte scontati, altre ancora inimmaginabili e infine qualcosa di buono l’ho sempre trovato. Ma non questa volta. Non con il bando indetto da Sputnik – Servizi editoriali.

Un sito che entra a pieno nella categoria sopra descritta e che offre servizi di “accompagnamento allo scrittore” dato che Sputnik in russo significa (ci tengono che tu lo sappia) «compagno di viaggio». (Tralasciando il fatto che dal 4 ottobre 1957 questo termine si è arricchito e appropriato del significato di satellite). Questa entità editoriale dall’aroma sovietico si presenta con un bel sito, intuitivo e facile da sfogliare. Nuovo nel suo campo, basti osservare le sole quattro pubblicazioni, è fondamentalmente sconosciuto nonostante i molteplici servizi che offre:

schede di valutazione

traduzioni

correzione bozze/editing

impaginazione

studio grafico di copertina

creazione e-book

realizzazione book-trailer

vetrina web autore

servizi S.E.O

materiale promozionale

ufficio stampa

Sputnik valutazioni

Per ogni punto ce ne sarebbero cose da dire, ma vi metto il link della loro pagina facebook dove potrete mettere mi piace o complimentarvi per le eccellenti doti grafiche intuibili già dall’immagine della copertina. 

Pagina Facebook

Andiamo al sodo.

Anche Sputnik – servizi editoriali si lancia nella promozione di un concorso letterario a titolo gratuito. Bene. Mi metto a leggere il bando: qui. Vengono spiegate in modo chiaro e semplice i limiti di battitura, i termini di consegna e il tema da svolgere. Tema introdotto necessariamente da un loro incipit su cui costruire il proprio racconto. Benissimo.

Per chiarezza.

Definizione incipit
Incipit: nei primi manoscritti indica la prima parola di un testo. Si possono comunque considerare incipit le prime frasi di un’opera in generale, dal canto, all’opera strumentale fino ai primi fotogrammi di un film.

Da regolamento:

limite di 7000 battute/caratteri

scadenza entro 15/06/2014

usare l’incipit e sviluppare un tema quantomeno affine.

Scarico l’incipit.

Apro il file.

Credo di aver fatto un errore.

Scarico nuovamente l’incipit.

È quello di prima.

Faccio la conta dei caratteri.

7650 solo di incipit. Praticamente un mini racconto.

Lo leggo e vi trovo un inizio, uno svolgimento e quello che dovrebbe essere il via per l’elaborato che funge perfettamente da conclusione.

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Scrivo una mail per delucidazioni. Forse c’è stato un errore nel caricare il file dell’incipit. Succede.

Mi rispondono. Questo succede meno spesso.

Mi rispondono due volte.  «…»

Mi rispondono tre volte. «Eh, ma, eh. Boh.»

Alla mia domanda se fosse giusto il limite di battute che viene indicato o se ci fosse un qualche errore o se le battute sono da considerarsi “incipit” escluso, e soprattutto se quello è l’effettivo inizio da utilizzare, ricevo risposta uno: (Il grassetto è mio)

«Le 7000 battute vengono considerate incipit escluso.

Attendiamo quindi il suo racconto.»

Risposta due:

«Buonasera,

non si è sbagliato, quello è proprio l’incipit. L’idea è quella di pubblicare un libro che contenga una tre storie distinte all’interno di una storia più generale. Per questo l’incipit le sembra lungo. L’opera finale quindi, sarà composta da l’incipit, che di per sé è già una storia, più altri tre racconti che riguarderanno tre argomenti il più possibile dissimili tra loro e, naturalmente, dall’incipit. Quello che vi si chiede, nei fatti, non è continuare l’incipit, ma narrare una delle confessioni che si celano dentro i quaderni che trovano i ragazzi. Per la loro natura di verità personali, i concorrenti non hanno limiti narrativi, non sono legati a nessun incipit in verità, né a nessun genere. Basta solo tener conto che la trama impone il racconto di una “verità”.

Spero di essere stato esaustivo, ma la prego, ne caso non lo fossi stato, di domandare pure quante vuole ritiene.

Saluti»

Risposta tre:

«P.S. Sul limite di 7000 battute, verrà osservata una certa tolleranza. Quindi verranno accettati racconti più lunghi (non più di 7600 in tutti i casi), sempre che la lunghezza sia funzionale alla narrazione.»

Qui la serietà sfuma. Sei un editor, ti occupi di sottigliezze, di peculiarità atte a far “funzionare” un libro e già ti sbrodoli addosso con il termine incipit? Prima mi dici che devo proseguire idealmente “l’incipit” e poi mi suggerisci che può non esserci nessun legame tra elaborato e “incipit”? Senza contare che «la trama impone il racconto di una “verità”» vuol dire tutto e niente.

Concorso Sputnik limite battute

Infine il discorso sul limite. Non per pignoleria, ma in certi concorsi eccedere di un solo carattere può compromettere la partecipazione al concorso. Qui sono tolleranti di 600 battute; come tre/quattro occhielli di un giornale. 

Nonostante tutto, nonostante i dubbi sulla serietà del concorso, ho ancora voglia di parteciparvi, così mi rileggo “l’incipit”.

Mai riso tanto in vita mia.

La storia – perché, cazzo, non è un incipit – è allucinante. 

Partiamo dalla sintassi pesantissima?

«Mi ricordo un episodio che se l’avessi saputo analizzare con la dovuta malizia, avrebbe dovuto avvertirmi di quello che mi sarebbe accaduto da lì a poco.»

Forse conviene riassumere la storiellina e lasciare che voi tiriate le somme.

Chi narra racconta una serie di avvenimenti accaduti all’età prossima di diciotto anni. Causa divorzio (il padre scopre la madre scopare un perfetto sconosciuto nel bagno di un ristorante), il giovane viene affidato alle cure del nonno. Vecchietto che « Durante il Ventennio era stato un gerarca, un uomo potente che seppe mantenere, grazie a losche conoscenze, il controllo del paese anche dopo il crollo del fascismo.».

OH YEAH

Viene narrato un episodio in cui il vecchio sbrocca e prende per il collo il nipote accusandolo di aver rubato un cofanetto; il ragazzo sviene e si risveglia con tutta la maglietta strappata.

aww yeah
Double yeah!

Motivi sconosciuti portano il cugino Valerio, coetaneo, a vivere sotto il tetto dell’ottuagenario. Valerio è un ragazzo ribelle capace di tenere testa al vecchiaccio sfidandolo con atteggiamenti aggressivo-adolescienziali come, per esempio, tenere «la musica ad alto volume, cantando e facendo baccano» fino a tarde ore.

Dubbio: Il vecchio, ex gerarca che prende per il collo il nipote e dio solo sa cosa ne fa, riducendo i di lui abiti in brandelli, non si accanisce contro il cugino? E i vicini? Nessuno si lamenta?

Un giorno Valerio sente dei rumori provenire dal piano di sotto e lo comunica al cugino. Valerio teme i fantasmi e visto che i suoni che ode sono rumori di catene e lamenti (vai di cliché) si convince della presenza di ectoplasmi. 

Qui cito per entrare nella zona GOMBLODDO: «Non c’era da stupirsi se a casa di un vecchio fascista qualche anima ancora vagava in cerca di chissà quale vendetta.»

Per sicurezza e per placare i loro dubbi, i due cugini si aggirano nella casa per ispezionarla a fondo a caccia di fantasmi. A poco a poco entrambi odono sempre più distintamente strani rumori; e cito nuovamente: «Uno strisciare metallico e una specie di rantolo, di lamento di gatto, o forse di una donna.» Suoni noti a tutti per la loro confondibilità. Giunti alle scale si convincono della presenza di qualcuno e quindi sbirciano: «Valerio disse di aver visto mio nonno sopra a una donna nuda, legata; io ricordo di aver visto mio nonno in ginocchio davanti a una donna seduta, nuda ma non legata.»

Perché due visioni discordanti se hanno guardato contemporaneamente? 

Quando credi di essere assuefatto all’assurdità che permea tutto il racconto (sì, perché è un racconto), spunta la chicca che ti rianima le budella. «Io e mio cugino passavamo le giornate a cercare di comprendere cosa avevamo visto, senza peraltro riuscirci.» Hanno quasi diciott’anni ‘sti due trogloditi. Non sanno cosa stanno facendo un uomo sopra una donna nuda o una donna in ginocchio davanti a un uomo? La butto lì, briscola?

Passa qualche giorno e Valerio trova una scatola in giardino. Stop. Rewind. Ricordate l’episodio di violenza da parte del nonno ai danni del nipote? In quell’occasione il nonno cercava una scatola preziosa. Quindi o il nonno è un caso disperato che lascia in giro una scatola così importante ogni tre per due o c’è un buco di trama che fa spavento. Cosa mai potrà contenere questa scatola così importante da essere continuamente persa? Tre quaderni numerati. Iniziano a leggere il primo: (Il grassetto è mio)

« Qualcuno potrà scambiare quello che si appresta a leggere per perversione, per le strane manie di un vecchio ormai prossimo alla morte, e quindi immune dalla paura dei giudizi. Ma commetterebbe un errore.[…] Quello che voglio fare, è curare l’umanità, costringerla a guardarsi allo specchio, fargli dire tutta la verità. Questa che segue, è la raccolta di venticinque anni di confessioni. […] Ho rapito più di duecento persone, le ho torturate, e costrette a rivelare i più intimi segreti. Li ho uccisi ma allo stesso tempo, grazie ai miei sforzi, in questi quaderni le loro verità continueranno a vivere per sempre, perché solo la verità a proposito di quello che siamo stati ci sopravvive. Alla storia non si può mentire, i fatti ci inchiodano.»

Vallo a dire ad Andreotti. Come gli è sopravvissuta a lui LA VERITÀ, non è sopravvissuta a nessuno. Morale della favola, il vecchietto uccide la gente per consegnare la verità al mondo; affinché tutti sappiano che qualcuno ha rubato delle caramelle nel lontano ’87 in via Giovanni da Procida angolo Vespri Siciliani.

Il duo perplesso si domanda: « “Sul serio è successo quello che abbiamo letto?” E tutti e due giungemmo alla conclusione che c’era solo un modo per scoprirlo. Iniziare a leggere. »

A questo punto il concorrente dovrebbe scrivere 7000 battute di quel che vuole perché «Basta solo tener conto che la trama impone il racconto di una “verità”»

Questi signori pretendono fior di soldi per i servigi che offrono e ignari scrittori si affidano alle loro cure per tentare di svoltare, per provare a buttarsi nel mondo della narrativa commerciale, per avere il loro libro pubblicato. Ma come possono pretendere di dichiararsi esperti nel settore quando non sono in grado di svolgere il più semplice dei compiti, quello di indire un concorso di scrittura, ambito nel quale dovrebbero essere competenti?

Il mio personale monito è di diffidare di tutte queste entità editrici e di questi servizi a pagamento, perché non si sa chi si ha di fronte, perché non vi sono garanzie di competenza e queste sono operazioni fini a loro stesse. Posso garantire che non troverete nessuno scrittore, che possa definirsi tale, che sia passato attraverso questi sobborghi editoriali perché al giorno d’oggi le vere case editrici si affidano ad agenti letterari, che al pari di un agente di spettacolo, vende i propri scrittori e le loro opere.

Se volete pubblicare, prima di tutto scrivete e scrivete e scrivete ancora. Di tutto e di più, spaziando tra i generi e tra i registri stilistici. E cosa ancor più importante leggete e imparate da quel che state leggendo.

AGGIORNAMENTO: 29/05/2014

A qualche settimana di distanza dall’uscita di questo articolo e dopo alcune segnalazioni da parte di vari utenti, faccio presente che la situazione per quanto riguarda Sputnik – disservizi editoriali è questa:

Il blog su piattaforma wordpress risulta cancellato

Sputnik servizi editoriali blog wordpress cancellato

Mentre il sito e i relativi servizi sono stati sospesi

sputnik servizi editoriali sito e servizi sospesi

Sono inoltre stato informato che a tutti quelli che hanno partecipato al concorso è stata inviata una mail per comunicare l’annullamento del contest e la sospensione dei servizi editoriali.

Dal mio punto di vista la considero una mezza vittoria. Costoro hanno avuto il buon senso di ritirarsi, ma fate attenzione ai tanti casi che popolano il web.

Stay tuned!

2 comments on “C’ho n’idea, mo’ famo li sòrdi”

  1. Olkop, non so cosa stia succedendo a quelli di Sputnik e non so se quest’articolo, unico nel web a sollevare delle critiche, sia responsabile dei recenti mutamenti, ma è stato chiuso il loro blog wordpress nonché sospesi tutti i servizi a marchio Sputnik. Inoltre a tutti coloro, me compreso, che hanno partecipato al concorso è stata data comunicazione che, a seguito della valutazione positiva del racconto proposto, mi vogliono corrispondere a titolo gratuito di una revisione dell’opera. Il problema è che è una mail inoltrata a decine di contatti. Forse hai toccato un filo scoperto e li hai punzecchiati nell’intimo. Comunque bell’articolo.

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