Il Mattatoio -Protagonista C

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«“Quello che non ho…” cantava De André e quello che non ho io, invece, è un elenco che solo a pensarlo mette i brividi. E poi perché? A cosa è dovuto questo bisogno incessante di cose sempre diverse, di buone nuove, di rotture con un presente che ci assuefà l’istante stesso che lo raggiungiamo. Vi siete mai fermati a pensare che abbiamo molto di più di quanto abbia avuto nostro nonno? Siamo decisamente più ricchi. In tutto. Non solo economicamente, ma ricchi di principi e diritti conquistati con la lotta sul campo, col sangue di innocenti e di martiri, di tutti coloro che hanno combattuto e sono morti, o di coloro che hanno sofferto perché hanno creduto che un’idea, nuova, innovativa, semplicemente diversa, potesse cambiare il mondo; almeno il loro.

Dove stiamo andando mi verrebbe da chiedere, solo che non credo ci sia nessuno che sappia dare una risposta. Dio mi chiedete? Anche se chiedere attraverso un vetro insonorizzato non è poi una gran conversazione. Un soliloquio. Pilotato. Come se non si capisse che qui dentro i fili di noi povere marionette le gestite voi, a tavolino. Ogni giorno, magari alla mattina, vi troverete intorno a un grande tavolo ovale, bianco, di compensato, quello che passa la produzione bisogna accettarlo e poi che differenza fa un tavolo piuttosto che un altro? E intorno a questo desco rimuginerete, sorseggiando caffè nero come la pece, su chi sia meglio far scontrare con chi. Che alleanze creare e quali distruggere. Giocare a fare Dio, all’uomo è sempre piaciuto. Allora mi sorge spontaneo rispondervi che con molta probabilità voi stessi non credete in un Dio onnipotente, altrimenti, la vostra stessa sfida di poterlo eguagliare sarebbe un fallimento già in partenza; eppure siete più che convinti di riuscire nel vostro intento e avete accuratamente selezionato le cavie. Con buona pace mia e di chi mi ha preceduto ci stiamo comportando esattamente secondo le vostre aspettative e di certo non fa eccezione questo mio sproloquio. Allora permettetemi di rispondervi: Dio? Quale Dio. Quello che il mondo ricerca e si costringe a vedere nelle meraviglie del creato e che allo stesso tempo giustifica nelle più immani tragedie del mondo, auto-punendosi perché se il peccato non è umano, allora è “merito” di una volontà superiore per un bene superiore che capiremo quando non potremmo raccontarlo a nessuno. Per buona pace di quelli che aspettano che il proprio Dio, benevolo, li salvi. O forse stiamo parlando del Dio della ragione, un altro orrore dell’intelletto che per un eccesso di compiacimento si è creduto sovrano dell’umanità, peccando nella convinzione che cotale gruppo animale sia da considerarsi superiore agli altri organismi viventi.

Dio. Quanti ancora nella nostra epoca credono veramente in un Dio, lo venerano, lo capiscono e lo accettano come entità superiore? La fede è esaurita, in molti, in tutti. Ci è rimasta solo la volontà di voler credere, la necessità di sapere che credendo, qualcosa possa accadere, che questa nostra caduca esistenza non sia una Kodak con cui scattare trentasei fotogrammi da regalare, nel migliore dei casi, ai posteri. Siamo un’epoca vigliacca, priva di credo, di fede, ma intenta a sopravvivere il più a lungo possibile. Ci imbottiamo di ovatta, ci chiudiamo in antri sicuri, protetti, chiusi. Ci convinciamo di quello che vogliamo, l’importante è sopravvivere il più a lungo possibile. Una specie già estinta. Ecco cosa siamo. L’uomo è morto quando a smesso di credere.

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Ancora con questa domanda? In Dio, in sé stesso, nell’avvenire, nel rischio, nella voglia di un futuro migliore. Guardatevi intorno, guardate in voi stessi: stiamo lavorando per un futuro migliore? Facciamo fatica a vedere il domani, troppo intenti a cercare di sopravvivere belli e intatti all’oggi. Perché ritorni l’uomo, deve ritornare la fede.

Non sapete chiedere altro?

In Dio, in noi, in quello che volete. Fede, credo, nella terra da coltivare, nei mari da solcare, nello spazio interstellare, ma viaggiare, con fede, con credo; solo allora l’umanità potrà ritornare.

Posso fumare? Grazie.

Insomma avete capito. O se non avete afferrato va bene uguale, a me non importa. Sapete invece cosa mi piacerebbe sapere? Quando si mangia? Sono due giorni che non servite un pasto decente. All’interno della casa ci sono provviste? Certo che ho letto il regolamento. La mia domanda era se ce ne sono in più. Nascoste o non nascoste, non importa. Se ce ne sono in più, in tutti i modi, se ci sono modi. Inoltre credo di aver dimenticato di portarmi abbastanza cambi di biancheria intima. Non è che se ne potrebbero avere un po’?»

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