Il mondo post apocalittico ha un fascino indescrivibile. Lo ha per me. Credo si possa capire molto di una persona da quanto timore ha verso l’estinzione del genere umano come oggi lo conosciamo in favore di mutaforma scardinati dai concetti di una società moderna contemporanea. Ci sono giorni che vorrei vivere in quel contesto, al limite della sopravvivenza: i fasti di un’epoca di scellerata egemonia umana si sgretoleranno in naturale brutalità. Un mondo in cui chi ha fame farà di tutto per placare il proprio appetito e nel quale i soldi non saranno un’unità di misura così preziosa quanto l’acqua. Un’esistenza in cui i rapporti sociali sono sovvertiti, le persone lasceranno spazio all’individuo e nel caos più totale, tra follie personalistiche e di clan più o meno grandi, nascerà una nuova società. È quel caos che ha valore. Un caotico tutto, un vulcano in eruzione, una Terra primordiale. A giorni è lì che vorrei stare, lì, in quell’apparente fine del tutto, a lottare per un futuro migliore da lasciare ai posteri.