Bisogna essere stati in mare un po’. Bisogna sapere cosa vuol dire vivere qualche giorno su di una barca con qualcuno che non conosci bene, facciamo pure con i vostri migliori amici, per semplificarla (e su di una attrezzata per farlo). Bisogna conoscere com’è il mare, non dalla spiaggia, sapere come si comporta a suo insindacabile giudizio. Poi bisogna capire gli assetti politici, i bracci di forza, le implicazioni societarie, l’economia di scala. Bisogna aver perso tutto, anche solo quel futile tutto che ognuno di noi crede di aver perso almeno una volta nella propria vita. Bisogna rendersi conto dei fatti e dei fatti reali e partendo da questi comporre, con tutte le informazioni, un puzzle di un’idea. Ecco, così dovrebbe essere affrontata la questione migranti. Perché qui ne parlano tutti, ma là fuori non ci vuol stare nessuno. Perché è più facile da ambo le parti tirare l’acqua al proprio mulino “politico”, ma là fuori non ci vuol stare nessuno. Perché là fuori non ci vuol stare nessuno, e come siamo abituati a fare in Italia, dalla Tv, dai giornali siamo tutti i migliori allenatori della Nazionale.