Siamo arrivati all’inevitabile, alle fasi finali del braccio di ferro tra le due fazioni politiche attualmente al governo. I sorpresi per una situazione simile si sono persi la chiusura del Def (Documento di economia e finanzia dello Stato) della scorsa legislatura e il contratto di governo dell’attuale. Grazie a quanto programmato dal precedente governo, i giallo-verde hanno avuto un anno di spesa già messa su carta, che ha concesso loro di continuare le rispettive campagne elettorali con piccole e sporadiche azioni legislative, ma i nodi autunnali impediscono a ambo le parti di andare oltre; troppo incompatibili le due visioni dell’Italia a trazione leghista e quella pentastellata. (La Tav è uno specchietto per allodole, così come il mancato rischio di taglio dei parlamentari). Fino a oggi è quindi stata una continua partita a scacchi nel tentativo reciproco di rubare consensi politici agli avversari di governo. E questo per andare nuovamente al voto e avere un governo a larga maggioranza. Oggi, una parte si sente più forte e vuole passare all’incasso in direzione di un nuovo governo sovranista ad ampia maggioranza. L’altro fronte è lo specchio numerico delle isole greche, infinite e isolate in continua contraddizione, con l’opposizione decisa a scindersi ancor di più, nella ormai tragicomica visione del Bertinotti-Guzzanti, fino a raggiungere lo stato di virus: «Lei dice sparire dalla scena politica, io dico sparire dal mondo del visibile. Capovolgendo il pensiero buonista del Partito Democratico che dice di essere uniti anche nella diversità, noi invece diciamo dividiamoci anche se la pensiamo tutto sommato allo stesso modo». Questa è un’analisi semplice, basterebbe leggere i documenti e non affidarsi ai proclami di qualsiasi parte politica. Quindi non capisco tutto questo vociare inconsulto con grida continue a chi ha tradito chi, chi non rispetta cosa, chi dice A e poi fa B. È così dall’inizio: li avete votati anche per questo. Ricordatevelo e posate le tastiere, per favore.