Quattordici anni fa, di questi giorni, stavo dormendo su logori materassi poggiati su cigolanti brandine metalliche a castello, distribuite alla bene e meglio nella stiva di un battello in disuso, ormeggiato a qualche decina di metri dagli studios di Mtv, ad Amsterdam. Ci sono arrivato in compagnia di tre amici seguendo le tracce di una vecchia ambulanza abbandonata, identica alla Ecto-1 (Ghostbusters) e, successivamente, perdendoci in una serra trasformata in un jazz club.
Quell’insolito giaciglio era la casa di un uomo che mi rimarrà per sempre nel cuore. Si chiamava “Dan”. Nulla più. Solo Dan. Jeans consunti, ciabatte infradito, canotta a spalle larghe e fascia per contenere l’esuberanza dei suoi capelli. Era un omone imponente, alto e ben piazzato, con una voce profonda e morbida. Aveva una dolcezza che non lesinava e che distribuiva senza mai chiedere o pretendere nulla in cambio.
Per me è stato l’incontro di una vita, di quelli che non dimentichi, che ti prende le viscere torcendole e spiegandoti a chiare lettere l’infinta complessità della vita. Lui, americano, si trovava in esilio forzato. Quanto di vero ci fosse nelle sue parole, allora come oggi, ha poca importanza. Di lui ricordo la spensieratezza, la leggerezza e il quieto vivere che convivevano con una profonda sofferenza, una nostalgia e un’infinita serie di rimpianti. La sua era un’anima buona e tormentata.
Mi ha insegnato quanto ognuno di noi sia vittima; della vita, delle scelte fatte o subite, delle attese, dei mancati salti nel vuoto, delle decisioni improvvise, del passato, del presente e del futuro, di chi siamo, di chi vorremmo essere, di chi siamo stati. Mi ha insegnato a non sentirsi sbagliati perché infelici e a capire che le tristezze sono parte di noi e delle nostre risate, dei nostri affetti, degli amori vissuti. Mi ha insegnato, inoltre, che la felicità va agguantata e afferrata in ogni istante essa si presenti. Perché forse, la felicità, non sarà continuativa, ma è eterna, e più ce ne nutriamo, più i nostri tormenti saranno “leggeri”.
Noi quattro abbiamo avuto il privilegio di essere un boccone della sua felicità ed io ti assicuro che tu sei stato il mio grande assaggio di spensieratezza. Spero tanto tu sia ancora in salute e che ti stia abbuffando di allegria.
Per sempre, “Peace and low prices”
Lollo, Marco, Francesco e il sottoscritto.